DIRITTO ALLO SPORT

Lo sport è di tutti, lo sport è per tutti.

COSTITUZIONE E SPORT

La Costituzione italiana viene promulgata nel 1948. Tutte le norme italiane hanno come faro di riferimento la Costituzione. È a fonte delle fonti, ovvero la fonte di produzione normativa più importante.

A differenza di costituzioni più recenti come quella spagnola e portoghese, la Costituzione Italiana nella sua versione originaria non recava previsioni che regolamentassero lo sport, ovvero la parola  “sport” non figura in nessun articolo. Evidentemente i Costituenti avevano ritenuto che l’organizzazione dello sport non richiedesse l’attenzione che in realtà è emersa negli anni successivi.

Solo a seguito della modifica costituzionale effettuate nel 2001 è stata inserita nell’art. 117, comma 3°, una previsione che parla di “ordinamento sportivo” https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-ii/titolo-v/articolo-117. Si tratta però, di una disposizione mal fatta che ha rischiato di scompaginare nella tradizionale organizzazione italiana del mondo dello sport. È stata poi neutralizzata dalla sentenza numero 303 del 2003 della corte costituzionale. Inoltre, il 2° comma alla lett. g), contempla l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali, ribadendo la competenza esclusiva dello Stato a legiferare sull’ordinamento e l’organizzazione del CONI. Il CONI è l’ente pubblico nazionale al vertice dello sport italiano.

Tuttavia, nonostante non ci sia nessun articolo che disciplina in qualche modo lo sport, quello che l’attività sportiva è, si può ricavare qua e là da vari articoli:

Per evidenziare come la libertà di fare sport sia tutelata dalla Costituzione, il giurista Giuliano Amato, ha proposto un semplice test: sarebbe costituzionale una legge che vietasse di correre o giocare a tennis? Evidentemente no, proprio perché violerebbe diritti inviolabili dell’uomo di cui all’art. 2 della Costituzione.

Esiste pertanto una garanzia costituzionale sulla possibilità di associarsi per fare sport. E’ da ritenersi estesa sia alle riunioni occasionali (amici che si incontrano per giocare a tennis o a calcetto), sia a quelle forme di di associazionismo stabile tipiche del mondo sportivo, come le associazioni sportive o le Federazioni sportive.

  1. La disposizione opera ad un primo livello che potremmo definire come promozionale: fare sport, infatti, non è solo un comportamento permesso, ma è anche una pratica da incentivare e promuovere per i suoi benefici positivi sulla salute del singolo.
  2. La disposizione opera ad un secondo livello che potremmo finire definire come  di limitazione: la libertà di fare sport, infatti, trova applicazione solo fino a quando fare sport mantiene quel collegamento positivo con il diritto alla salute sopra riportato.

Una pratica sportiva che faccia male alla salute può pertanto essere vietata dalla legge, proprio in applicazione del limite di cui all’articolo 32. È una problematica molto dibattuta con riferimento ai cosiddetti sport estremi (il cui in cui il rischio prevale sugli effetti positivi) o ad alcune pratiche sportive permesse in alcuni stati e vietate in altri, come il pugilato professionistico che è vietato nei paesi scandinavi. Ad esempio in Norvegia è vietato dal 1981 ed è stato autorizzato un solo incontro di pugilato femminile recentemente. Lo Stato si sente in dovere di proteggere la salute dei pugili, poiché è una disciplina che può causare danni fisici all’avversario.

La previsione dell’articolo 32 costituisce poi la base per le previsioni sportive e normative che puniscono comportamenti dannosi per la salute, come il doping.

L’art. 32 opera anche in materia di salute collettiva. Appare evidente il collegamento tra questo aspetto della tutela della salute collettiva e la limitazione del diritto di fare sport. Alcune disposizioni limitative adottate dal Governo riguardo la possibilità di fare sport necessarie per prevenire l’epidemia del COVID-19 (come il blocco di alcuni campionati professionistici e/o l’attività fisica al chiuso, in palestra riservata ad alcuni).

Quanto sopra richiamato costituisce l’ossatura della disciplina costituzionale del diritto dello sport. Ciò non toglie che la moderna dimensione dello sport possa portare all’applicazione anche di altre previsioni costituzionali.

Adesso tocca a voi! Se foste il Presidente della Repubblica, che articolo aggiungereste alla Costituzione in materia di sport?

DIRITTO ALLO SPORT

Sport come diritto europeo

https://unipd-centrodirittiumani.it/public/docs/88_01_129.pdf

La pratica sportiva per i suoi contenuti sociali, educativi, formativi è un diritto di tutti i cittadini e un interesse della collettività. La Carta Europea dello Sport per Tutti adottata dal Consiglio d’Europa nel 1974, afferma: (art. 1) che ciascuno ha il diritto di praticare lo sport e (art. 2) che lo sport, in quanto fattore importante dello sviluppo umano, deve essere incoraggiato e sostenuto in maniera appropriata con finanziamenti pubblici.

CARTA EUROPEA DELLO SPORT – Rodi 1992.  https://www.coni.it/images/documenti/Carta_europea_dello_Sport.pdf

Art. 2 comma I, Definizione di sport

“qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento delal condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.

Con la modifica del trattato sull’Unione Europea firmato a Maastricht il 7.2.1992 allo sport si intende attribuire una preminente funzione sociale. E’ considerato al pari dell’istruzione e della formazione professionale, un momento ed elemento fondamentale per l’equilibrata crescita psico-fisica di ciascun individuo.

L’articolo 165 del TRATTATO DI LISBONA (2007) , sul Funzionamento dell’Unione europea, ha conferito all’UE il mandato di incentivare, sostenere e integrare le iniziative degli Stati membri in materia di politica dello sport. La Commissione intende potenziare la dimensione europea dello sport in stretta collaborazione con gli Stati membri, le organizzazioni sportive, la società civile e i cittadini.

La Pubblicazione del Libro Bianco (2007) sullo Sport dell’Unione Europea rappresenta il primo caso in cui l’Organismo Europeo si occupa in modo così articolato delle questioni legate allo sport. Il testo del Libro si concentra sul ruolo sociale dello sport.

Nel 2004 l’istituzione dell’Anno Europeo dell’Educazione tramite lo Sport, secondo lo slogan “Move your body, strecht your mind”, sancisce, di fatto, il ruolo di centralità della pratica sportiva nel processo educativo e formativo del bambino, come adulto – cittadino del domani.

IL DIRITTO ALLO SPORT DI BAMBINI E DONNE

A supporto del diritto allo sport dei bambini e delle donne, vi sono due testi specifici: la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (0-18 anni) https://www.datocms-assets.com/30196/1607611722-convenzionedirittiinfanzia.pdf e la Carta Europea dei Diritti delle Donne nello sport.

Il primo testo è uno strumento giuridico internazionale, redatto dall’UNICEF, che stabilisce in maniera univoca quali sono gli obblighi degli Stati nei confronti dell’infanzia. Lo sport viene riconosciuto, dalla Convenzione, come un diritto che rientra tra le attività ricreative e culturali di uno Stato.

Nello specifico, la Convenzione sancisce:

  • il diritto di praticare attività motoria;
  • il diritto di praticare lo sport come un gioco e come un divertimento;
  • il diritto di praticare lo sport in un ambiente sicuro e sano, igienicamente a norma e con assistenza in loco in caso di infortunio;
  • il diritto di essere allenato da personale qualificato e adatto a quella fascia di età;
  • il diritto di essere trattato con rispetto, senza essere umiliato per una sconfitta o per non avere raggiunto un traguardo fuori dalla sua portata;
  • il diritto al giusto riposo;
  • il diritto al controllo della salute prima e durante la pratica dello sport, avendo ottenuto un certificato di idoneità nel caso degli sport agonistici;
  • il diritto di competere con giovani di pari capacità;
  • il diritto di pari opportunità.

Per quanto riguarda la Carta Europea dei Diritti delle donne nello sport, proposta dalla Uisp (Unione Italiana Sport per tutti) e formalizzata dal Parlamento di Strasburgo, vi è più che altro un rimando ai diritti di pari opportunità.

Le Federazioni e le associazioni sportive devono infatti impegnarsi a promuovere le pari opportunità all’interno della pratica sportiva, a ricercare strumenti utili a promuovere la partecipazione femminile e ad includere le donne nella dirigenza.

Infine, un ultimo documento, molto più vicino a noi, direttamente dal comune di Udine: La carta Etica dello Sport. La carta etica dello sport raccoglie una serie di principi generali e di impegni vincolanti scelti da quanti ne sottoscrivono le finalità e si impegnano a promuovere i contenuti. Affinché tali valori ispirino e sostengono l’azione quotidiana di quanti credono nelle virtù formative dello sport, risulta utile indicare alcuni specifici impegni a cui sono chiamati dirigenti, allenatori, atleti, genitori, tifosi, sponsor. 

https://www.comune.udine.it/media/files/030129/attachment/171017-carta_etica_dello_sport.pdf

Adesso prova tu a creare una carta etica dello sport con 10-15 articoli da attuare nella tua scuola!

SPORT A SCUOLA

L’ordinamento italiano prevede che alla scuola media e superiore (ad esclusione dei licei sportivi) siano previste 2 ore a settimana di educazione fisica. Perché solo 2? In un mondo che ci porta sempre più verso la sedentarietà e la chiusura, perché non aprirsi di più al movimento?

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